OK AL PARTITO
PEDOFILO
CADE L'ULTIMO TABÙ
Marina Corradi
«La libertà di
espressione, di riunirsi, inclusa la libertà di
organizzarsi in un partito politico, sono le basi di una
società democratica». Con questa motivazione il
tribunale dell'Aja ha respinto il ricorso di alcune
associazioni le quali chiedevano che il neonato Npdv, il
partito dei pedofili, fosse bandito dalla società
olandese. Il giudice Hofhuis, presidente della Corte, ha
stabilito che il partito «non ha commesso un crimine, ma
chiede solo una riforma costituzionale».
In particolare l'Npdv («Partito per l'amore del
prossimo, della libertà e della diversità»), chiede la
legalizzazione della prostituzione infantile e della
pedopornografia. Ha mille sostenitori, che difficilmente
gli consentiranno di raggiungere i 60mila voti necessari
per accedere al Parlamento olandese. Ma l'importante, in
certe battaglie d'opinione, è cominciare. Avere una
legittimità, comparire nei talk show: in quel
meccanismo mediatico per cui ciò che ripetutamente viene
rappresentato, acquisisce in virtù di questo la dignità
di interlocuzione possibile.
Via libera dunque al Partito per l'amore del prossimo,
con la benedizione del giudice Hofhuis. Con la sua
sentenza cade l'ultimo dei tabù ancora condivisi in
quello che forse è il più liberale dei Paesi del Nord
Europa: l'inviolabilità dell'infanzia. E cade
nell'ultima deriva del concetto di "tolleranza", tanto
amato nelle culture liberal. Tolleranza di ogni
diversità, nel nome apparentemente dei diritti
democratici, in realtà di un radicato individualismo:
ciascuno faccia della sua vita ciò che vuole,
indipendentemente dalla ricaduta di queste scelte sulla
collettività. La conseguenza pratica di un relativismo
totale, per cui non c'è alcun valore assoluto e fondante
alla radice della convivenza civile, ma tutto è
soggettivo, e dunque nel nome della libertà dei singoli
ogni scelta è ammissibile.
Ma la sentenza di ieri fa ancora un passo avanti in
questo senso. Perché fino ad ora i matrimoni
omosessuali, o l'eutanasia, diritti di cui l'Olanda è
stata un'antesignana, riguardavano prima di tutto la
vita di chi faceva queste scelte - anche se con
un'evidente ricaduta sul sentire comune. Il tribunale
dell'Aja invece afferma la legittimità di un partito che
propugna pornografia infantile e prostituzione dei
bambini legalizzate, proponendole come modelli di
comportamento possibili, innocue "diversità" soggettive
al pari di tante altre. L'ultimo principio rimasto alla
cultura più permissiva, quello secondo il quale l'unico
limite al proprio diritto sono i diritti degli altri,
viene così a cadere. I bambini, nelle righe della
sentenza, non sono soggetti di alcun diritto. Ridotti a
puro oggetto, e non nella pratica brutale dei pornografi
o dei trafficanti di minorenni, ma nelle pulite,
presentabili pagine di un pronunciamento di una
rispettabile Corte.
«La libertà di riunirsi in partito è la base di una
democrazia», chiosa impassibile il giudice Hofhuis,
ultrà di una "tolleranza" deragliata. Viene da
domandarsi se altrettanto tollerante sarebbe stato, se
il partito contestato avesse avuto come programma la
discriminazione dei gay. Sospettiamo di no: nessuna
Corte avrebbe, giustamente, tollerato un simile progetto
politico. Invece, sostenere la pedofilia è accettabile:
perché l'individualismo assoluto e militante difende, in
realtà, solo chi ha voce abbastanza forte per parlare ed
esaltare i propri gusti. I bambini non hanno questa
voce. Non l'hanno quando stanno per venire al mondo, e
infatti il diritto d'aborto è stato fra i primi
affermati dalla cultura radical; e ne hanno poca anche
dopo, non a sufficienza per entrare a pieno titolo nella
categoria dei titolari di diritti inviolabili - se
attorno nulla più ha valore assoluto, e il culto della
"diversità", anche di quella perversa e violenta, si fa
strada.
[Avvenire - Data pubblicazione: 18/07/2006]
www.avvenire.it
|